(Tradotto dall’inglese da Linda La Penna)

Sapevo che tuo marito, fumatore senza speranza per tutta la vita e con un infarto alle spalle, oltre ad altri problemi di salute, era destinato a morire presto. Lo sapevate entrambi anche se lui sembrava più preoccupato di lasciarti indietro che della sua stessa morte.

E poi è successo l’inevitabile, ed è successo proprio quando ero in viaggio d’affari all’estero. Non sono potuta nemmeno stare con te al funerale. Questa circostanza mi ha fatto tanto male, e ho provato ancora più dolore per te. Voi due siete stati sempre così vicini che non posso immaginare come tu possa vivere senza di lui.

Ho provato ad esprimere la mia partecipazione al tuo dolore per telefono, consapevole tuttavia di quanto suonassero vuote le mie parole nonostante le intendessi davvero. Sentivo che non potevo capire la tua sofferenza fino in fondo e quindi esserti davvero vicina. Ero un’estranea, un’intrusa nel tuo dolore.

Quando finalmente sono tornata a casa e ho potuto incontrarti sono rimasto turbata nel vedere le tue spalle piegate e le linee sofferenti del tuo viso. Sei corsa per le scale per incontrarmi e  siamo rimaste a lungo a contemplarci. Abbiamo parlato sommessamente, le nostre parole scandite da lunghe, silenziose pause. Continuavi a dirmi che non mi vedevi da così tanto tempo, e ho sentito nelle tue parole un rimprovero silenzioso: “Avvicinati, tocca il mio dolore. So che le tue intenzioni sono buone, ma tu sei ancora lontana…”

Avrei voluto sapere come abolire la distanza tra noi. Volevo prendermi un po’ del tuo dolore. Ma sapevo che il tuo dolore era solo tuo, e che sarei sempre stata esclusa da esso. Tu eri tu ed io ero io.

Ti ho preso tra le mie braccia; volevo darti il mio calore. I tuoi occhi castani profondi che  invocavano il mio aiuto mi turbavano. Mi ricordavano la mia responsabilità verso l’umanità , verso il mondo intero.  E mi rendevano consapevole della mia fragilità, del mio bisogno.

A poco a poco mi sovvennero le parole di Solovyev sul potere dell’Amore:

L’amore è importante non come un sentimento tra gli altri, ma come il trasferimento di tutto il nostro interesse per la vita da noi stessi all’altro, come lo spostamento del centro della nostra vita personale.”

Sono stata attraversata da un’ondata di amore sconfinato e disperato per te, mia cara amica. E per un attimo di profonda e grande intensità ho superato la distanza impossibile tra noi, e sono stata con te, sono stata te.

E in quell’attimo ho capito con tutta me stessa ciò che Solovyov voleva dire sulla missione dell’amore.

 

Da IL SIGNIFICATO DELL’AMORE (1894), di Vladimir Solov’ëv:

Un essere umano, essendo questo individuo, e non un altro individuo, può diventare Tutto solo abolendo nella sua coscienza il confine interno che lo separa da un altro essere umano. “Questo” può diventare  “Tutto” solo insieme agli altri. Solo insieme agli altri un individuo può realizzare il suo significato assoluto, e diventare una parte inseparabile e insostituibile del tutto universale, un organo originale vivente indipendente della vita assoluta …

Il significato e il valore dell’amore è che ci costringe a riconoscere, con tutto il nostro essere, il significato centrale assoluto di un’altra persona, mentre, a causa del potere del nostro egoismo, siamo consapevoli solo di noi stessi. L’amore è importante non come un sentimento tra gli altri  ma come il trasferimento di tutto il nostro interesse per la vita da noi stessi all’altro, come lo spostamento del centro della nostra vita personale.

 

Vladimir Solov’ëv (1853-1900) fu un pensatore russo. In questo libro riflette sull’integrazione universale dell’umanità con il Tutto.

Per un testo più completo vedere:

https://www.philopractice.org/web/romantic-love#Solovyov